Letture
La Casa Per una liturgia degli elementi La Casa come casa originaria per me è casa isolata, possibilmente tra alberi che la custodiscono e nascondono almeno un po' alla vista. Questo tipo di casa emana un senso di solidità e stabilità; ha ancora qualche cosa a che fare con la montagna da cui magari derivano le pietre di costruzione. E’ capace di istituire la possibilità di abitare per l’uomo e per la donna. La Casa pone un centro e quindi una prospettiva sul Mondo. L’uomo e la donna che cominciano ad abitarla, cominciano ad avere un centro di gravità a cui fare riferimento, da cui partire la mattina, a cui tornare la sera. |
La Casa è anche il luogo privilegiato della liturgia degli elementi: il raccoglimento e l’intimità che offre permettono un incontro nuovo con aria, acqua, luce, calore e cose della terra tutte di cui l’abitante si è precedentemente appropriato e di cui può adesso godere. Nel cibo incontra la terra, la stessa terra che tocca con i suoi piedi scalzi, nel bere e nel lavare incontra l’acqua, nello riscaldarsi il fuoco, nel riposarsi nel respiro incontra l’aria dei boschi limitrofi.
Se è vero che in primo luogo la casa separa e protegge dagli agenti atmosferici, in un secondo momento permette anche un incontro nuovo con gli elementi e la possibilità di godimento di questi in un atteggiamento di semplicità e gratitudine. In più, la casa di campagna mantiene la sua dimensione cosmica: accoglie l’aria dei boschi vicini, la luce del sole, l’acqua dei fiumi e pure umilmente il terriccio delle nostre scarpe quando rientriamo da una giornata faticosa, magari con la legna per il fuoco in mano.
Nella Casa possono esserci animali, più o meno domestici; ma, in ogni caso, ad essa si affacciano, prima o poi, gli animali selvatici. Lo fanno in un modo misterioso e pacifico quando anche noi abbiamo dismesso il nostro abito appropriativo verso le cose del mondo e semplicemente riposiamo, stanchi, insieme a loro. Questi momenti privilegiati promettono ed esaudiscono, almeno in parte, la sete di riconciliazione con la natura che alcuni sentono e sperano.
La Casa con la sua fatticità, cosa stabilizzante, Cosa delle cose, pone un centro di gravità. Stando in questo centro può maturare l’attenzione umana in concentrazione e contemplazione. La casa pone in ascolto, l’umano si lascia trasformare in abitante e si apre alla possibilità dell’ascolto e dell’ospitalità dell’Altro. Il respiro e l’attenzione portata ad esso, che diviene impercettibilmente rito quotidiano, trovano casa, permettendo così di accasarsi nel proprio corpo più profondamente.
La sera dopo tanta dispersione negli impegni quotidiani, è permesso di nuovo il raccoglimento e la Casa sembra naturalmente spingerci a questo raccoglimento serale (forse di fronte ad un fuoco?). Ritorno alla semplicità dopo molto vagare, si lasciano gli impegni del mondo e i pensieri che vi gravitano attorno; si torna a dimorare, a riposare, a ritrovare quella qualità di riposo che celebra che è la più appropriata per noi viventi.
Suggerimenti di lettura:
Gaston Bachelard, La terra e il riposo, Milano, Red Edizioni, 2007.
Ivan Illich, Nello specchio del passato, Milano, Boroli Editore, 2005.
(Lapo Chittaro)
Se è vero che in primo luogo la casa separa e protegge dagli agenti atmosferici, in un secondo momento permette anche un incontro nuovo con gli elementi e la possibilità di godimento di questi in un atteggiamento di semplicità e gratitudine. In più, la casa di campagna mantiene la sua dimensione cosmica: accoglie l’aria dei boschi vicini, la luce del sole, l’acqua dei fiumi e pure umilmente il terriccio delle nostre scarpe quando rientriamo da una giornata faticosa, magari con la legna per il fuoco in mano.
Nella Casa possono esserci animali, più o meno domestici; ma, in ogni caso, ad essa si affacciano, prima o poi, gli animali selvatici. Lo fanno in un modo misterioso e pacifico quando anche noi abbiamo dismesso il nostro abito appropriativo verso le cose del mondo e semplicemente riposiamo, stanchi, insieme a loro. Questi momenti privilegiati promettono ed esaudiscono, almeno in parte, la sete di riconciliazione con la natura che alcuni sentono e sperano.
La Casa con la sua fatticità, cosa stabilizzante, Cosa delle cose, pone un centro di gravità. Stando in questo centro può maturare l’attenzione umana in concentrazione e contemplazione. La casa pone in ascolto, l’umano si lascia trasformare in abitante e si apre alla possibilità dell’ascolto e dell’ospitalità dell’Altro. Il respiro e l’attenzione portata ad esso, che diviene impercettibilmente rito quotidiano, trovano casa, permettendo così di accasarsi nel proprio corpo più profondamente.
La sera dopo tanta dispersione negli impegni quotidiani, è permesso di nuovo il raccoglimento e la Casa sembra naturalmente spingerci a questo raccoglimento serale (forse di fronte ad un fuoco?). Ritorno alla semplicità dopo molto vagare, si lasciano gli impegni del mondo e i pensieri che vi gravitano attorno; si torna a dimorare, a riposare, a ritrovare quella qualità di riposo che celebra che è la più appropriata per noi viventi.
Suggerimenti di lettura:
Gaston Bachelard, La terra e il riposo, Milano, Red Edizioni, 2007.
Ivan Illich, Nello specchio del passato, Milano, Boroli Editore, 2005.
(Lapo Chittaro)