Letture
Preghiera. Cuore e Parola di Dio
Leggendo Cyprian Consiglio Il cuore spesso, se si decide di raffigurarlo in immagine, viene associato a luoghi raccolti, chiusi. Il cuore può essere una grotta, luogo chiuso per eccellenza, luogo del raccoglimento ascetico. Il raccoglimento e la custodia sono momenti essenziali della vita di preghiera, rimandano ad un movimento centripeto e centrifugo: si va verso il centro, si va verso le nostre profondità, i nostri abissi; si scaccia ciò che distrae e ciò che disperde l’attenzione. Questo il momento negativo della dedizione alla preghiera che dà una forma, un contenitore; ma riguardo al contenuto, quale nettare versare nel nostro recipiente? |
La Parola di Dio è il nettare da versare nel nostro cuore (Abbà), ma questo fluido particolare non sta pacatamente nel suo contenitore, ma anzi trasforma e trasfigura il Cuore stesso. Abbà, l’invocazione del Padre da parte del Figlio a cui lo Spirito ci permette di partecipare è l’atto di preghiera fondamentale del cristiano, un atto trasformativo che ci apre all’esperienza dell’essere Figli di Dio, l’esperienza fondamentale del cristiano. Il Cuore, nel contatto con la Parola di Dio, si dilata e travalica i limiti del conoscibile, sensibile ed intellegibile. Il Cuore dischiuso dalla Parola di Dio è il Cuore dell’uomo di preghiera in stretto colloquio con l’Infinito.
Il Nous, il Cuore nel suo aspetto più profondo, è organo di ricezione dell’infinita energia divina, della Parola di Dio. Il Nous, parola del greco antico intraducibile, è il terzo occhio che si aggiunge al primo occhio dei sensi ed al secondo occhio della mente, il Nous ha la capacità di percepire la Presenza di Dio immanente al mondo e quindi esperibile nella nostra esistenza terrena, Presenza con cui sentiamo di avere un legame intimo e familiare. La fede è la facoltà propria di quest’organo che permette la ricezione della Parola divina in forza del suo incessante dire Sì a Dio, alla sua Parola (Fiat!). Il cuore aperto dell’uomo di preghiera è forma aperta, finito ed infinito in ritrovata armonia.
Ma chi prega? Se il cuore dell’uomo accoglie la Parola di Dio, l’uomo fa uno sforzo, sempre parziale, di apertura, di disponibilità, di accoglienza ma la Parola è di Dio, è lui, in un certo qual modo, che la pronuncia in me, io posso, in parte, aprirmi e, in parte, rispondere.
Il colloquio divino della preghiera culmina nella preghiera più alta, quella in cui non sono io a pregare ma è la preghiera che si fa da sé nel mio cuore, oltre tutti gli sforzi dell’ascesi. Si dirà, seguendo la tradizione, che è lo Spirito stesso che prega in me e così sono ricompreso nella vita intra-trinitaria, custodito nuovamente nella dinamica trinitaria per grazia divina.
Nell’elevazione verso Dio l’uomo di preghiera diviene sempre più passivo e sempre più perfetto il suo ascolto; la parola di Dio diviene sempre più pura, sempre più somigliante al silenzio. L’Ascolto sempre più puro, la Parola sempre più vuota.
Per approfondire:
Cyprian Consiglio, Pregare nella grotta del cuore. La vocazione universale alla contemplazione, Roma, Appunti di Viaggio, 2018.
Axel Bayer, Meditazione. Dalla preghiera pura di Evagrio Pontico al raja-yoga di Patañjali, Roma, Appunti di Viaggio, 2017.
Raimon Panikkar, La gioia pasquale, la presenza di Dio e Maria, Milano, Jaca Book, 2007.
Raimon Panikkar, La pienezza dell’uomo. Una cristofania, Milano, Jaca Book, 2003.
(Lapo Chittaro)
Il Nous, il Cuore nel suo aspetto più profondo, è organo di ricezione dell’infinita energia divina, della Parola di Dio. Il Nous, parola del greco antico intraducibile, è il terzo occhio che si aggiunge al primo occhio dei sensi ed al secondo occhio della mente, il Nous ha la capacità di percepire la Presenza di Dio immanente al mondo e quindi esperibile nella nostra esistenza terrena, Presenza con cui sentiamo di avere un legame intimo e familiare. La fede è la facoltà propria di quest’organo che permette la ricezione della Parola divina in forza del suo incessante dire Sì a Dio, alla sua Parola (Fiat!). Il cuore aperto dell’uomo di preghiera è forma aperta, finito ed infinito in ritrovata armonia.
Ma chi prega? Se il cuore dell’uomo accoglie la Parola di Dio, l’uomo fa uno sforzo, sempre parziale, di apertura, di disponibilità, di accoglienza ma la Parola è di Dio, è lui, in un certo qual modo, che la pronuncia in me, io posso, in parte, aprirmi e, in parte, rispondere.
Il colloquio divino della preghiera culmina nella preghiera più alta, quella in cui non sono io a pregare ma è la preghiera che si fa da sé nel mio cuore, oltre tutti gli sforzi dell’ascesi. Si dirà, seguendo la tradizione, che è lo Spirito stesso che prega in me e così sono ricompreso nella vita intra-trinitaria, custodito nuovamente nella dinamica trinitaria per grazia divina.
Nell’elevazione verso Dio l’uomo di preghiera diviene sempre più passivo e sempre più perfetto il suo ascolto; la parola di Dio diviene sempre più pura, sempre più somigliante al silenzio. L’Ascolto sempre più puro, la Parola sempre più vuota.
Per approfondire:
Cyprian Consiglio, Pregare nella grotta del cuore. La vocazione universale alla contemplazione, Roma, Appunti di Viaggio, 2018.
Axel Bayer, Meditazione. Dalla preghiera pura di Evagrio Pontico al raja-yoga di Patañjali, Roma, Appunti di Viaggio, 2017.
Raimon Panikkar, La gioia pasquale, la presenza di Dio e Maria, Milano, Jaca Book, 2007.
Raimon Panikkar, La pienezza dell’uomo. Una cristofania, Milano, Jaca Book, 2003.
(Lapo Chittaro)