Musica
Mistery Sonata n.1
“L’ Annunciazione” di Heinrich Biber (1644-1704)
(Preludio-Aria con variazioni- Finale)
Silvia Muscarà, violino
Maurizio Stefanìa, organo positivo copyright dell'esecuzione Maurizio Stefanìa, Silvia Muscarà. Questa sonata per violino solista e basso continuo, quest’ultimo l’accompagnamento tipico del periodo barocco alla voce principale composto solitamente da uno strumento che fornisce l’armonia (clavicembalo/organo, arciliuto/tiorba) e uno strumento che sottolinea la linea del basso (viola da gamba/violoncello, violone) è la prima della serie delle Sonate denominate dei “Misteri”.
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In questa versione è interpretata dal violino con il solo accompagnamento dell’organo positivo, altrimenti denominato organo da camera (chamber organ nella dicitura anglosassone, per via della sua destinazione) oppure organo a cassapanca (truhenorgel in tedesco, per via delle sue fattezze e dimensioni). Di solito il basso continuo realizzato all’organo si preferisce nei brani con destinazione sacra o liturgica, mentre il clavicembalo nella musica di carattere profano. Un piccolo estratto di questa Sonata vi è già familiare perché lo sentite come introduzione e finale delle video interviste dell’Associazione riguardanti le testimonianze sulla meditazione.
Ignaz Heinrich von Bibern fu uno dei più grandi violinisti dell’era barocca, sicuramente del barocco germanico (in Italia il numero di musicisti virtuosi dello strumento nonché compositori di fama è sicuramente maggiore e comprende, in ordine cronologico, nomi quali Corelli, Vivaldi, Locatelli, Geminiani e Tartini). Egli compose anche un buon numero di brani sacri per formazioni vocali e strumentali più o meno estese: Messe, Requiem, Mottetti e altri lavori sparsi, ma è per la musica dedicata al violino che egli ha acquisito un posto importante nella storia.
Nato in Boemia nel 1644, operò nella prima parte della sua carriera presso le corti di Graz e Kromeriz, per poi trasferirsi nel 1676 al servizio della corte arcivescovile di Salisburgo con il titolo di Kappelmeister e in seguito di decano della scuola del coro del Duomo di Salisburgo. A Salisburgo rimase attivo fino alla sua morte avvenuta nel 1704. In questi anni inoltre, in occasione di un’esecuzione di proprie musiche alla presenza dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, ricevette dallo stesso sovrano il titolo nobiliare e il suo cognome mutò da Biber in von Bibern.
Le Mistery Sonatas (le Sonate dei Misteri, conosciute anche con il nome di Sonate del Rosario), sono un ciclo di 15 sonate per violino solista e basso continuo più una Passacaglia per violino solo. Esse si possono assolutamente considerare, al pari delle composizioni per solo violino di Bach, tra le pagine di musica più impegnative e complesse del repertorio violinistico barocco. Anzi, le composizioni di Biber sono per alcuni aspetti ancora più eccezionali, tanto da essere considerate fino ai nostri giorni come vera e propria musica di avanguardia della sua epoca, trascendendo il limite di una mera scrittura virtuosistica.
Ciò è dovuto ai suoi esperimenti con lo strumento e in particolare con la scordatura. In quest’opera Biber dà istruzioni all’esecutore, all’inizio di ogni sonata, di accordare il violino ogni volta in modo differente. L’effetto che ne risulta, denominato appunto “scordatura”, non solo fa sì che il violinista possa eseguire accordi e passaggi che normalmente sarebbero impossibili da suonare, ma allo stesso tempo fa in modo che lo strumento acquisti una sonorità caratteristica e differente per ogni sonata. Mediante la scordatura, intonando alcune corde più in alto questo genera un suono più squillante e penetrante per via della più grande tensione che esse generano sullo strumento; al contrario accordarne alcune più basse dà come risultato un suono più scuro e allo stesso tempo più dolente e pastoso. Inoltre, nel momento in cui le corde del violino sono accordate secondo le note di una particolare tonalità, lo strumento sarà più risonante per quella specifica tonalità. Il suono che ne risulta, per via che le corde vuote vibrano in maniera particolare per quell’ambito sonoro grazie al principio della risonanza per “simpatia”, è ancora più d’effetto.
Le Sonate sono sopravvissute in un’unica copia manoscritta conservata a Monaco di Baviera e risalente alla metà circa del 1670. Si tratta di un volume ben copiato e rilegato di circa un’ottantina di pagine. Ognuna delle 15 sonate ha come intento quello di riprodurre in musica uno dei misteri del Rosario (da cui il titolo dell’opera) ed è, nella copia manoscritta, accompagnata da una incisione di autore anonimo che, posta a fianco del rigo musicale iniziale, ne illustra il corrispettivo episodio della vita di Gesù o di Maria. Alla passacaglia finale è abbinata un’incisione che mostra un angelo custode che guida un bambino.
Il manoscritto non porta una datazione, ma appare probabile che furono eseguite per la prima volta durante il mese di ottobre del 1674, mese dedicato alla celebrazione del Rosario. La devozione al Rosario era particolarmente diffusa nell’ Europa del tempo e a Salisburgo vi era una Confraternita del Rosario a cui apparteneva il principe-arcivescovo Maximilian Gandolph von Kunburg, patrono di Biber e dedicatario dell’opera. Se riferite al testo del Rosario, vale a dire alle parole delle preghiere che lo compongono, le sonate sono suddivise in tre gruppi denominati i 5 misteri gioiosi, i 5 misteri dolorosi e i 5 misteri gloriosi.
A un primo ascolto, le Sonate non dicono nulla della vita di Gesù e di Maria in maniera evidente, nel senso che a differenza di molta altra musica barocca che si può definire a programma o “rappresentativa” (basti pensare alle Sonate delle stagioni di Vivaldi, ma anche a tante composizioni soprattutto dei clavicembalistici Francesi dell’epoca), la musica di Biber solo occasionalmente sembra riprodurre il testo a cui si ispira. In effetti molti attenti ascoltatori si sono posti il quesito, su cui hanno speculato anche molti studiosi, su come esattamente le Sonate sono in relazione con il testo dei vari misteri. Ci si chiede, ad esempio, come mai Biber abbia introdotto una danza o dei passaggi virtuosistici nel bel mezzo di una narrazione che è in verità di carattere intimo e doloroso. La spiegazione non può che essere la seguente: invece di esplicitare chiaramente il testo, la musica di Biber ha piuttosto il senso di fornire all’ascoltatore momenti e spunti di riflessione, lasciando a ogni singolo individuo il compito di ricavarne il proprio significato. Si può affermare che l’opera, pur se concepita al di fuori di ogni quadro liturgico, è tuttavia ispirata a un programma religioso, e pertanto intende promuovere la preghiera e la meditazione riguardo episodi caratteristici della vita dei due protagonisti del Rosario: Maria e Gesù. Così come Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi spirituali organizza la meditazione in più fasi, le stesse sonate sono generalmente strutturate in tre parti (nella sonata qui proposta sotto forma di un praeludium – variazione – finale) in analogia con i tre segmenti della preghiera del Rosario, vale a dire il Pater Noster, l’Ave Maria e il Gloria Patri.
Ignaz Heinrich von Bibern fu uno dei più grandi violinisti dell’era barocca, sicuramente del barocco germanico (in Italia il numero di musicisti virtuosi dello strumento nonché compositori di fama è sicuramente maggiore e comprende, in ordine cronologico, nomi quali Corelli, Vivaldi, Locatelli, Geminiani e Tartini). Egli compose anche un buon numero di brani sacri per formazioni vocali e strumentali più o meno estese: Messe, Requiem, Mottetti e altri lavori sparsi, ma è per la musica dedicata al violino che egli ha acquisito un posto importante nella storia.
Nato in Boemia nel 1644, operò nella prima parte della sua carriera presso le corti di Graz e Kromeriz, per poi trasferirsi nel 1676 al servizio della corte arcivescovile di Salisburgo con il titolo di Kappelmeister e in seguito di decano della scuola del coro del Duomo di Salisburgo. A Salisburgo rimase attivo fino alla sua morte avvenuta nel 1704. In questi anni inoltre, in occasione di un’esecuzione di proprie musiche alla presenza dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, ricevette dallo stesso sovrano il titolo nobiliare e il suo cognome mutò da Biber in von Bibern.
Le Mistery Sonatas (le Sonate dei Misteri, conosciute anche con il nome di Sonate del Rosario), sono un ciclo di 15 sonate per violino solista e basso continuo più una Passacaglia per violino solo. Esse si possono assolutamente considerare, al pari delle composizioni per solo violino di Bach, tra le pagine di musica più impegnative e complesse del repertorio violinistico barocco. Anzi, le composizioni di Biber sono per alcuni aspetti ancora più eccezionali, tanto da essere considerate fino ai nostri giorni come vera e propria musica di avanguardia della sua epoca, trascendendo il limite di una mera scrittura virtuosistica.
Ciò è dovuto ai suoi esperimenti con lo strumento e in particolare con la scordatura. In quest’opera Biber dà istruzioni all’esecutore, all’inizio di ogni sonata, di accordare il violino ogni volta in modo differente. L’effetto che ne risulta, denominato appunto “scordatura”, non solo fa sì che il violinista possa eseguire accordi e passaggi che normalmente sarebbero impossibili da suonare, ma allo stesso tempo fa in modo che lo strumento acquisti una sonorità caratteristica e differente per ogni sonata. Mediante la scordatura, intonando alcune corde più in alto questo genera un suono più squillante e penetrante per via della più grande tensione che esse generano sullo strumento; al contrario accordarne alcune più basse dà come risultato un suono più scuro e allo stesso tempo più dolente e pastoso. Inoltre, nel momento in cui le corde del violino sono accordate secondo le note di una particolare tonalità, lo strumento sarà più risonante per quella specifica tonalità. Il suono che ne risulta, per via che le corde vuote vibrano in maniera particolare per quell’ambito sonoro grazie al principio della risonanza per “simpatia”, è ancora più d’effetto.
Le Sonate sono sopravvissute in un’unica copia manoscritta conservata a Monaco di Baviera e risalente alla metà circa del 1670. Si tratta di un volume ben copiato e rilegato di circa un’ottantina di pagine. Ognuna delle 15 sonate ha come intento quello di riprodurre in musica uno dei misteri del Rosario (da cui il titolo dell’opera) ed è, nella copia manoscritta, accompagnata da una incisione di autore anonimo che, posta a fianco del rigo musicale iniziale, ne illustra il corrispettivo episodio della vita di Gesù o di Maria. Alla passacaglia finale è abbinata un’incisione che mostra un angelo custode che guida un bambino.
Il manoscritto non porta una datazione, ma appare probabile che furono eseguite per la prima volta durante il mese di ottobre del 1674, mese dedicato alla celebrazione del Rosario. La devozione al Rosario era particolarmente diffusa nell’ Europa del tempo e a Salisburgo vi era una Confraternita del Rosario a cui apparteneva il principe-arcivescovo Maximilian Gandolph von Kunburg, patrono di Biber e dedicatario dell’opera. Se riferite al testo del Rosario, vale a dire alle parole delle preghiere che lo compongono, le sonate sono suddivise in tre gruppi denominati i 5 misteri gioiosi, i 5 misteri dolorosi e i 5 misteri gloriosi.
A un primo ascolto, le Sonate non dicono nulla della vita di Gesù e di Maria in maniera evidente, nel senso che a differenza di molta altra musica barocca che si può definire a programma o “rappresentativa” (basti pensare alle Sonate delle stagioni di Vivaldi, ma anche a tante composizioni soprattutto dei clavicembalistici Francesi dell’epoca), la musica di Biber solo occasionalmente sembra riprodurre il testo a cui si ispira. In effetti molti attenti ascoltatori si sono posti il quesito, su cui hanno speculato anche molti studiosi, su come esattamente le Sonate sono in relazione con il testo dei vari misteri. Ci si chiede, ad esempio, come mai Biber abbia introdotto una danza o dei passaggi virtuosistici nel bel mezzo di una narrazione che è in verità di carattere intimo e doloroso. La spiegazione non può che essere la seguente: invece di esplicitare chiaramente il testo, la musica di Biber ha piuttosto il senso di fornire all’ascoltatore momenti e spunti di riflessione, lasciando a ogni singolo individuo il compito di ricavarne il proprio significato. Si può affermare che l’opera, pur se concepita al di fuori di ogni quadro liturgico, è tuttavia ispirata a un programma religioso, e pertanto intende promuovere la preghiera e la meditazione riguardo episodi caratteristici della vita dei due protagonisti del Rosario: Maria e Gesù. Così come Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi spirituali organizza la meditazione in più fasi, le stesse sonate sono generalmente strutturate in tre parti (nella sonata qui proposta sotto forma di un praeludium – variazione – finale) in analogia con i tre segmenti della preghiera del Rosario, vale a dire il Pater Noster, l’Ave Maria e il Gloria Patri.
DMITRY SINKOVSKY violin
LUCA PIANCA archlute, cetterone
OlGA WATTS organ, harpsichord
MARGRET KOELL triple harp
da 00:00 a 06:15
LUCA PIANCA archlute, cetterone
OlGA WATTS organ, harpsichord
MARGRET KOELL triple harp
da 00:00 a 06:15